Himalayan Highest Mtb Race

Vite e avventure

Himalayan Highest Mtb Race. Il sogno impossibile di Paolo Franceschini

Tags: , , , , , , ,

-11 Maggio 2018

La regione di Ladakh, a nord dell’India al confine con Cina e Pakistan, ha altipiani mozzafiato e i passi carrozzabili più alti al mondo. Sono paesaggi unici, dove i valichi si alternano ad altezze che superano i 5000 metri slm. Questi luoghi da qualche anno  sono teatro della Himalayan Highest Mtb Race, la gara a tappe di mountain bike più alta al mondo, lunga 600 chilometri con un dislivello di 9000 metri.

Himalayan Highest Mtb Race è un percorso di 600 chilometri con un dislivello di 9000 metri fatto su 6 tappe ad un’altitudine compresa fra 3200 m e 5600 m slm.

A raccontarci l’esperienza è Paolo Franceschini, atleta che nel 2017 non ha toccato il podio per un soffio. La sua quarta, incredibile, posizione è la storia di un sogno che diventa realtà, perchè Paolo era un comico e non un atleta, ed è stata il punto di partenza per il progetto DAI (Dove Arrivo Io.. Puoi anche tu) che lo sta portando in giro per l’Italia, ad incantare un pubblico eterogeneo e di qualsiasi età, dagli adulti ai ragazzini. DAI è ciò che l’impresa himalayana gli ha lasciato: la consapevolezza che se veramente vuoi qualcosa un modo per ottenerla lo trovi. Grazie ad una di queste tappe e grazie all’entusiasmo esploso tra i ragazzi di una delle scuole medie coinvolte, l’abbiamo conosciuto. Anche se Paolo è famoso: è un volto di Zelig Off, Colorado, Stasera mi Butto, un uomo di spettacolo che calca le scene con la simpatia e la parlantina sciolta degli emiliani, capace di saltare dal palco alla bicicletta e, dopo soli 6 mesi di allenamenti, partire per l’Himalaya.

Paolo Franceschini a BibioneCome è possibile Paolo trasformare un comico in un atleta?

Volere è potere. Mi basta che una sola persona faccia una cosa, perché mi convinca che anch’io possa farla. Volevo riuscire in questa impresa a tutti i costi e ho fatto in modo che il mondo intorno a me funzionasse. Sono partito facendo una lista di cose di cui avevo bisogno, e tra le prime cose c’era una bicicletta. Poi ho cercato uno sponsor e non ho voluto demordere, insistendo a chiedere, fino a quando l’ho trovato.

Perché proprio uno sport come la mountain bike?

Io sono di Ferrara, che è la Città delle Biciclette. Sono cresciuto insieme a tre amici con la passione per la mountain bike e nel 2013 mi sono comprato la mia prima MBT. All’inizio pedalare anche 40 chilometri era tanto, poi ho scoperto che stare in sella era il mio habitat, ci stavo bene. Pedalando ho scoperto poi un grande piacere, che è quello di stare da solo con me stesso.

Per molti anni non ho dormito più di 4 notti consecutive nello stesso letto. La passione per la bicicletta è arrivata in un momento in cui volevo fuggire da questa routine e trovare del tempo per me.

Quali sono i primi ricordi sportivi in sella alla bicicletta? 

La mia prima vera impresa è stato il Cammino di Santiago Compostela nel 2015, da Saint Jean Pied de Port sul versante francese dei Pirenei a Santiago, e poi a Finisterre. L’anno successivo ho percorso il tratto italiano della via Francigena, dal Monte San Bernardo a Roma. 15 tappe decise da me che, grazie al progetto delle Avis italiane, sono diventate altrettante tappe del tour “il Riso fa buon sangue”, lo spettacolo comico che promuove la donazione del sangue attraverso la comicità. Di giorno pedalavo e di sera c’era lo spettacolo, e alle volte era faticoso perché non avevo considerato che la nostra stupenda Italia dalla Toscana in giù è piena di colline! Non ho seguito la strada nota, ma la disponibilità delle Avis, spostando all’occorrenza le tappe di alcuni chilometri. Così ad esempio Montepulciano e Viareggio sono rientrate nel percorso.

Ma torniamo all’Himalaya. Cosa ti ha lasciato questa impresa?

Questa gara mi è venuta a cercare e ho voluto provare su me stesso se potevo diventare un atleta. Non ho mai pensato di non potercela fare, le persone riescono anche a guarire da malattie gravissime grazie alla forza di volontà. Oltre al motto Volere è Potere, mi sono anche reso conto che dovevo avvalermi della collaborazione di altre persone: un allenatore professionista, un nutrizionista, un’equipe medica, uno psicologo dello sport. Ho capito che solo lavorando in team possiamo raggiungere risultati inaspettati.

Paolo Franceschini ha avuto subito l’intenzione di riprendere la sua avventura, così nelle vette himalayane si è portato un video maker. Ne è nato un docufilm, Dai!, andato in onda su Sky Sport in 8 puntate da novembre 2017 a febbraio 2018, e infine il tour Road to Himalaya dove in giro per l’Italia racconta in 90 minuti la sua “prova di volontà”.

Ma non è finita, Paolo promuove molte buone cause, da quelle per i bambini del reparto di Nefrologia Pediatrica dell’ospedale di Padova (per i quali ha corso la Padova Marathon), alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, perché pensa che “il buonumore sia una buona medicina”.

Paolo Franceschini AVIS di Bibione

Per vederlo, uno dei prossimi appuntamenti sarà a Ferrara, la sua città natale, il 1° giugno 2018 e per essere aggiornati:

http://www.paolofranceschini.org/   www.dovearrivoio.it

Leave a Comment